La Maieutica Reciproca

La Maieutica Reciproca (MR) nasce negli anni Cinquanta nella Sicilia nord-occidentale grazie all’azione del poeta, sociologo ed educatore Danilo Dolci (1924-1997). Nel 1952 Dolci si trasferisce a Trappeto, un borgo di marinai segnato da una profonda miseria. Vive la vita dei pescatori e con loro comincia a cercare il modo per migliorare la loro condizione. Quando un bambino muore di fame, inizia un digiuno di protesta per chiedere alla Regione di intervenire per contrastare la povertà nella zona. Ottiene il suo scopo. E’ l’inizio di una serie di lotte nonviolente per combattere la disoccupazione, favorire lo sviluppo socio-economico e combattere la mafia ed il suo legame con la politica, che è tra i primi a denunciare.
La MR nasce quasi per caso. Per organizzare la popolazione Dolci tiene incontri nelle case, durante le quali ci si siede in cerchio. Pone una domanda e chiede ad ognuno di esprimersi, poi tira le somme. In questo modo anche gli analfabeti imparano a prendere la parola. Ognuno tira fuori qualcosa che non aveva mai espresso, e lo fa grazie all’incontro con gli altri. La maieutica di Socrate diventa ora reciproca, perché non si tratta di portare alla luce una verità che ognuno ha dentro di sé, ma di giungere attraverso il dialogo ad una verità comune. Nella MR ognuno è maieutica dell’altro, qualunque sia la sua condizione sociale o la sua forma di cultura.
Negli ultimi anni della sua vita Dolci ha cercato di portare la MR nelle scuole, tenendo numerosissimi incontri con i docenti in tutta Italia. Era sua convinzione che la MR potesse trasformare la scuola da istituzione fondata su rapporti asimmetrici e di dominio, nella quale non si comunica realmente ma si trasmette un messaggio in modo unidirezionale, a strutture dialogiche ed aperte, nella quale lo studente viene valorizzato ed acquisisce una diversa presenza.
Un seminario di MR è al tempo stesso facile e difficile. Facile perché facili sono le sue regole. Basta mettere le sedie in cerchio, porre una domanda e chiedere ad ognuno di rispondere. Quando ognuno si è espresso, il docente-conduttore fa una sintesi di quanto è emerso. Segue la discussione libera, a conclusione della quale il docente-conduttore sintetizza nuovamente ed esplicita le conclusioni del seminario.
La difficoltà risiede nel fatto che il docente deve accettare di rinunciare al suo ruolo consueto. Durante un seminario non insegna, ma favorisce la comunicazione. Non è a un livello superiore, ma si trova con i suoi studenti in una situazione comune di ricerca. Un seminario fallisce se in modo subdolo il docente cerca di portare la discussione dove vuole o di favorire le conclusioni o le risposte che ritiene opportune. Quando pone una domanda, il docente-conduttore dev’essere realmente nella condizione di chi è disposto ad imparare qualcosa di nuovo. Se ritiene di avere la risposta, e che la sua risposta sia l’unica giusta, molto probabilmente condurrà uno pseudo-seminario.
Durante un seminario è possibile porre questioni filosofiche ed esistenziali in senso lato (es: Cosa vuol dire essere liberi? Cos’è la giustizia?), questioni legate agli argomenti studiati (es: Questo sonetto è molto celebrato dai critici; cosa ne pensiamo?), questioni di attualità, questioni disciplinari (es: Ultimamente il lavoro in classe è diventato difficile per la distrazione di molti. Perché succede?), questioni di metascuola, ossia momenti in cui si ragiona insieme sulla stessa istituzione scolastica (es: Come dev’essere la relazione tra docenti e studenti? Quali sono i fini della scuola? Come dovrebbe essere organizzato lo spazio in un’aula?). La MR può essere adoperata anche come strumento di autoformazione per i docenti e per il confronto tra docenti e genitori.

Bibl.: D. Dolci, Una rivoluzione nonviolenta, Terre di Mezzo, Milano 2007; D. Dolci, Ciò che ho imparato e altri scritti, Messina, Mesogea, Messina 2008; D. Dolci, Banditi a Partinico, Sellerio, Palermo 2009; Inchiesta a Palermo, Sellerio, Palermo 2013; M. Ragone, Le parole di Danilo Dolci. Anatomia lessicale-concettuale, Edizioni del Rosone, Foggia 2011; A. Vigilante, Ecologia del potere. Studio su Danilo Dolci, Edizioni del Rosone, Foggia 2012; M. Mundi, Mi chiamo Danilo e faccio domande. L’attualità del progetto educativo di Dolci, Aracne, Roma 2016.