Tesi 12: La scuola deve affrontare il presente

Nei prossimi anni l’umanità dovrà affrontare sfide globali di enorme portata: cambiamento climatico; sovrappopolazione; scarsità delle risorse idriche; inquinamento; crisi di legittimazione democratica; disoccupazione nei paesi ricchi; migrazioni di massa; emergenze sanitarie globali. L’elenco è incompleto, ma sufficiente a delineare un quadro che solo eufemisticamente potremmo definire “allarmante”.
Contemporaneamente, ambiti di ricerca in rapida espansione quali l’ingegneria genetica, l’intelligenza artificiale, la robotica aprono scenari inediti, ancora di difficile decifrazione. Il XXI secolo sembra dunque portare alle estreme conseguenze la natura bifronte del progresso e si caratterizza come periodo di incubazione di cambiamenti capaci di trasformare radicalmente la nostra vita nel breve-medio termine.
Risulta ormai evidente a chiunque che l’impatto sempre meno controllabile della tecnologia e quello altrettanto imprevedibile dell’attività umana sull’ecosistema aprono scenari di rischio molto complessi. Ed è altresì chiaro che l’ordine di grandezza dei cambiamenti attesi e la loro rapidità richiedano interventi anche culturali tempestivi e coraggiosi. Mai come oggi dunque avremmo bisogno di aiutare le nuove generazioni a costruire uno sguardo critico sul presente, aperto ad esplorare ipotesi alternative rispetto alle ideologie oggi dominanti e agli attuali modelli di produzione e consumo.
Sorprende invece constatare come molti dei problemi fondamentali del presente e del prossimo futuro siano del tutto assenti nell’insegnamento, o colpevolmente marginalizzati. Un curricolo così concepito ha la responsabilità di accrescere ulteriormente l’alienazione dell’individuo rispetto ai processi sociali che determinano la sua vita.
La frontiera della conoscenza umana si configura sempre più come scienza della complessità e della contaminazione intellettuale, punto d’incontro tra saperi molteplici e intrinsecamente interdisciplinari.
Gli studenti del XXI secolo hanno bisogno di insegnanti che li aiutino a mettere a fuoco temi di vitale importanza che fino a qualche anno fa non esistevano; e gli insegnanti stessi avrebbero bisogno di nuovi strumenti concettuali, che possono essere elaborati solo in un’ottica interdisciplinare, collaborando e programmando insieme, per grandi aree tematiche, partendo da una didattica fondata su problemi, ancorata al reale.
Gran parte del disinteresse ostentato dai giovani nei confronti delle materie di studio è in buona parte la conseguenza inevitabile di uno scollamento evidente tra le nuove generazioni e i contenuti dell’insegnamento, così palesemente lontani dal loro tempo e dai loro interessi. Prevale ancora nei docenti un atteggiamento mummificato e inutilmente reverente per le nomenclature e per il passato; prevale la separazione disciplinare. Per tutta la durata del corso di studi le tre dimensioni temporali di passato, presente e futuro appaiono rappresentate in modo incomprensibilmente squilibrato. L’impianto storicizzante della didattica italiana, pregevole sotto alcuni aspetti, cancella il presente ed il futuro dall’orizzonte culturale degli studenti e degli insegnanti.
Il passato schiaccia il presente, relegandolo a quella parte di programma che non si svolge per mancanza di tempo. Forse perché il presente ci spaventa, ed ancora di più ci spaventa il futuro, abbiamo deciso di eliminare queste due dimensioni temporali dalla scuola. In altre parole, abbiamo rinunciato a capire il nostro tempo ed il nostro domani, proprio mentre il futuro ci sta piombando addosso a velocità pazzesca. Possiamo e dobbiamo progressivamente aggiornare i contenuti dell’insegnamento, superare la rigida separazione disciplinare, rifondare la didattica a partire da domande interessanti, scomode e significative per il qui ed ora.