Tesi 13: La scuola va resa strutturalmente interculturale

Tutto il percorso di uno studente italiano è centrato sulla cultura italiana ed europea. Conoscerà le radici greco-romane della nostra civiltà, poi quelle ebraico-cristiane, ignorando che queste radici sono intrecciate a loro volta con altre radici. Studierà lo scettico greco Pirrone, ad esempio, ma ignorerà lo scettico indiano Sanjaya Belatthiputta, e più in generale i legami intellettuali tra Grecia ed India. Leggerà l’Iliade e l’Odissea, ma ignorerà il Mahabharata. La lista dei capolavori della poesia, della letteratura, della filosofia, della sapienza religiosa che restano fuori dalla scuola italiana è lunga: da Lao-tzu e Chuang-tzu a Firdusi, dal Genji Monogatari a Nagarjuna, da Attar e Rumi a Senghor. Uno studente può giungere alla laurea senza aver mai sentito nominare a scuola alcuno di questi autori ed opere.
Ne deriva una visione parziale della stessa cultura occidentale, per le ragioni cui si è già fatto cenno: le culture sono da sempre in conflitto, ma anche in dialogo, in un rapporto di scambio ed influenza reciproca. Isolare una cultura vuol dire dare una visione limitata e distorta di quella stessa cultura. Lo studente crescerà con la convinzione di appartenere ad una civiltà superiore, semplicemente perché la scuola non lo avrà messo in condizione di apprezzare la civiltà degli altri. Il colonialismo è stato in passato il frutto malato di questo atteggiamento; al giorno d’oggi ha preso il suo posto la retorica dell’esportazione della democrazia, che copre e giustifica la difesa armata dei propri interessi economici, anche quando soddisfarli significa sfruttare, inquinare, uccidere.
Siamo in una società globalizzata, ma continuiamo ad avere una scuola chiusa alla differenza culturale. Abbonda, naturalmente, la retorica dell’intercultura, anche nei discorsi ministeriali; ma la pratica è ben altra. Abbiamo aule sempre più abitate da studenti che vengono da ogni parte del mondo, cui trasmettiamo la narrazione dell’Occidente culla della civiltà e centro del mondo.
Non si propone di sostituire il programma culturale tradizionale con una improbabile “cultura mondiale”. Ogni paese ha il suo punto di vista sul mondo, che trasmette attraverso la sua scuola. Ma è importante che questo punto di vista non sia dogmatico, miope, chiuso agli altri punti di vista. Si propone, in concreto, di:
  • mostrare tutte le volte che è possibile i legami storici e culturali tra la nostra cultura e le altre, le reciproche influenze, i prestiti, ma anche le analogie, i modi in cui altre culture hanno affrontato gli stessi problemi;
  • mettere gli studenti in condizione di comprendere e conoscere le grandi civiltà non europee, le loro visioni del mondo, le religioni, i valori;
  • formare ad un atteggiamento di apertura e dialogo, non giudicante ma curioso, nella consapevolezza che esistono vie di civiltà diverse e che tutte possono contribuire alla crescita della comune umanità.