Tesi 7: Il confronto aperto sugli inevitabili conflitti è un momento centrale del lavoro scolastico

Sarebbe bello poter evitare di usare una espressione come “inevitabili conflitti” e ritenere che, eliminata l’autorità tradizionale, ripensata l’asimmetria, trasceso l’individualismo nella comunità, la scuola diventi senz’altro serena e non conflittuale. Sarebbe bello ma illusorio, perché il conflitto è un aspetto che difficilmente è possibile eliminare dalle relazioni umane. Ciò che è importante è la qualità del conflitto. In una situazione autoritaria, i conflitti, le tensioni, le opposizioni vengono messi a tacere, e sembra che regnino l’armonia e la pace. Nulla di più falso. La tensioni, che non hanno modo di esprimersi apertamente, crescono per esprimersi in modo particolarmente violento appena si è fuori dallo sguardo dell’autorità. Per una narrazione particolarmente efficace dei rapporti tra autoritarismo e quella violenza scolastica che oggi chiamiamo bullismo basta rileggere I turbamenti del giovane Törless di Robert Musil, che come è noto è basato sulle tristi esperienze dell’autore alla scuola militare di Mährisch-Weisskirchen.
Ordinariamente a scuola i conflitti vengono affrontati con l’intervento del docente o, nei casi più gravi, del Consiglio di classe. I docenti agiscono comunitariamente quando si tratta di prendere provvedimenti come la sospensione dalle lezioni; la partecipazione della classe è limitata all’intervento dei rappresentanti di classe.
In una classe intesa come comunità di ricerca il docente ha la responsabilità di far emergere i conflitti e renderli occasione di crescita comune. Le eventuali infrazioni disciplinari vengono discusse da tutta la classe, così come dalla classe vanno discusse le regole che tutti sono tenuti a rispettare. Questo non vuol dire che nessuno possa o debba essere punito; vuol dire, invece, che da un lato l’eventuale punizione non cala dall’alto, da una autorità che al di fuori della comunità ha stabilito le regole e le sanzioni e le applica, ma è il risultato di un confronto comunitario; dall’altro, che quella sanzione, proprio perché è il risultato di un confronto, può diventare occasione di crescita per tutti, a cominciare dallo studente sanzionato.
Se le regole sono ripensate e ristabilite insieme dalla comunità scolastica, il docente non può considerarsi superiore ad esse, ma dovrà accettare di discutere con i suoi studenti i suoi errori e le sue mancanze. Sarà per lui una delle risorse più efficaci per crescere professionalmente. Perché ciò accada, è necessario non solo che ripensi la relazione nel senso che s’è detto, ma che si sforzi anche di superare la burocratizzazione che caratterizza il larga parte i rapporti umani in ambito scolastico. Solo in un contesto molto artificiale e umanamente povero, un conflitto viene affrontato con un’azione burocratica come la scrittura di una nota su un registro. Una relazione mediata dalla parola scritta, dalla freddezza formale dell’applicazione di un regolamento, non è una relazione umana, e meno che mai una relazione educativa.