Tesi 9: La scuola va pensata come un laboratorio di critica sociale

Dalla scuola, l’atteggiamento critico passa alla società intera. Questo non vuol dire che a scuola si debbano insegnare concezioni critiche verso il sistema e cercare di formare dei rivoluzionari: ciò sarebbe indottrinamento. Vuol dire, invece, che nella scuola si discute in modo aperto e critico del sistema sociale, economico, assiologico. Il problema del rapporto tra scuola e mondo esterno di risolve così: la scuola è il luogo in cui il mondo esterno viene passato al vaglio della critica. Il sistema sociale ed economico ha una straordinaria pervasività; alla scuola spetta il compito di rifiutarsi di essere una delle tante agenzie pubblicitarie del capitalismo, ed offrire agli studenti visioni del mondo alternative. Affinché ciò accada, occorre che vi siano due momenti. Il primo è quello della informazione. Cosa sta accadendo nella società? Quali cambiamenti sono in atto? Quali processi? Per rispondere a queste domande la lettura dei giornali è indispensabile, ma non sufficiente. Essenziale è il confronto con gli interpreti della contemporaneità: filosofi, sociologi, giuristi, politologi eccetera. Gli studenti devono avere un quadro esatto delle interpretazioni della realtà da parte dei maggiori intellettuali del nostro tempo. E queste informazioni ed analisi a loro volta devono diventare materia da cui parte il dialogo, il confronto, l’interrogarsi reciproco: ed è questo il secondo momento. Non basta sapere, le analisi fine a sé stesse restano un esercizio sterile ed ozioso. Il sapere si lega all’interrogare e l’interrogare muove verso una esigenza pratica. Dove sta andando la società? E verso dove noi vogliamo che vada? E cosa possiamo fare affinché vada nella direzione che vogliamo?